COMMENTO A Sincronie Strutturali di Gaetano de Francesco, Pasquale Loiudice, Saverio Massaro, Isabella Santarelli

di UNStudio, diagramma struttura modello pelle ibridazione a cura di Gaetano De Francesco, Elnaz Ghazi, Isabella Santarelli.

“Se la città moderna è stata il frutto della giustapposizione, e l’oggettività del corpo edilizio ne è stato il riflesso, la città contemporanea è la città dell’intreccio in cui essenze disparate si fondono”

Questa frase (Sincronie Strutturali)  incornicia perfettamente il  lavoro di UNStudio e conferma quanto la strategia degli architetti sia manifesto della contemporaneità.
L’intreccio di dati che si fondono  per interconnessione è la genesi  creativa dello studio, che, attraverso una ricerca attenta di un “palinsesto informativo” (Andrea Sollazzo, Van Berkel digitale) costruisce la base diagrammatica che avvia il processo.  
“L’architettura di efficienza” di UNStudio si concretizza attraverso una molteplicità di informazioni  che sono  ibridate perfettamente grazie a una consolidata attività di collaborazione e scambio in cui le diverse personalità competenti e i programmi informatici sono i motori portanti.
Nel lavoro di UnStudio la multiscalarità e la multidisciplinarietà delle informazioni si fondono in un Unicum concettuale e costruttivo in cui spazio, funzione, struttura, forma non sono più entità separate e dispiegabili, ma corrispondono tutte ad un’unica essenza : il progetto.
In un sistema di continue mutazioni verticale-orizzontale in cui “Van Berkel piega la tecnica a favore di un’emozione visiva”, il lavoro tende a un riferimento barocco in cui il pensiero strutturale è a servizio dell’unicità e in cui arte e tecnica non sono più sistemi separati ma confluiscono in senso materico e concettuale in un unico fine: l’architettura. Al vassoio bidimensionale si sostituiscono i nastri di Moebius caratterizzati da superfici non orientabili in cui superiore o inferiore non sono più identificabili, nello stesso modo in cui piano orizzontale e struttura coincidono senza differenza.
Se nella scuola paulista la verità strutturale è anche una esigenza espressiva, in Van Berkel e Bos la verità sta nel progetto e nella sua totalità per cui la struttura non ha bisogno di essere dichiarata esplicitamente  in quanto fa parte di un sistema ibrido e complesso di livello superiore.
Ne la Transfer Hall (1)(stazione Arnhem Central, Arnhem, Netherlands, 1996-2015) l’Unicum è dichiarato tramite il nodo infra-strutturale centrale che sintetizza la continuità spaziale tra elementi strutturali e piani orizzontali ed è sottolineata ne la Mercedes-Benz Museum(2), (Stoccarda, Germania, 2001-
2006 ) in cui nuovamente il complesso diagrammatico di rampe e pieghe coincide nel singolo elemento museo.
La sintesi del risultato vive contemporaneamente di unicità e molteplicità di significato. Come nella Transfer Hall l’idea del viaggio e del cambio di scena è continuamente inseguito dal visitatore lungo il nodo, così nel Bercedes-Benz Museum la mutevolezza e la trasformazione del percorso si snodano nel percorso discensionale delle due rampe.
Il continuum spaziale della rampa poggia su un diagramma matematico e si concretizza in un sistema autoportante in cls che vive nello spazio tramite un rapporto dialettico con la luce che ne accarezza le sfumature e ne disegna il percorso.
La qualità estrema del progetto sta nell’unicità complessiva e nella strettissima collaborazione tra i vari aspetti costitutivi, i quali ibridandosi vivono in una continua relazione e dinamica senza alcuna scelta aprioristica e deterministica. Il tutto è mutevole e il modello strumentale e generativo di tipo gerarchico durante il processo è stato il fondamentale salto di avvio.
Come la prospettiva genera spazi prospettici così un modello informatico genera spazi ricchi di contenuti e informazioni. (1) immagine dal libro UNSTudio (2) immagine dal libro UNSTudio

 

Durante il laboratorio di Sintesi in progettazione e riabilitazione strutturale con il prof Fabrizio Mollaioli la mia ricerca ha cercato di tendere a un discorso unitario in cui struttura e architettura coincidono perfettamente. In particolare il tema era quello di un grattacielo alto 200 m e la scelta risolutiva è stata quella di utilizzare una struttura esterna detta Diagrid costituita da una maglia di elementi diagonali in acciaio (link 1 2). Questi elementi lavorano sia a trazione che a compressione e oltre ad essere ad oggi un’evoluzione dal punto di vista strutturale (la diagrid resiste meglio agli sforzi orizzontali, vento o sisma, la diagrid è una strutta esterna per cui il core centrale di un grattacielo dal punto di vista strutturale può ridursi al minimo per i collegamenti verticali e i piani sono risultano liberi da pilastri) è anche una evoluzione spaziale in quanto la “pelle” diviene struttura e quindi la strutta diviene pelle ibridando completamente i due aspetti verso una direzione sintetica del progetto.   Riporto in basso alcuni esempi di architettura in cui è presenta la diagrid.
Norman Foster, The Hearst TowerJean Nouvel High Rise Office Building